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"FEMMINICIDIO"

Immagine del redattore: Stefano GuccioneStefano Guccione


Il 2020 è stato un anno "particolare". Tra le tante cose accadute, questo è stato l’anno con il più alto numero di femminicidi, il peggiore in termini percentuali dal 2000. Si registra che dei complessivi 112 femminicidi nel 2020, quasi la totalità sono accaduti in famiglia. Un’escalation costante negli ultimi 10. (Dati: “La Repubblica”)⠀

In tutto questo progressivo divenire di numeri, quel che bisogna chiedersi è: Cosa è che va storto? Cosa non funziona all’interno delle relazioni e nella persona stessa che attiva un meccanismo tale per cui sentimenti di tristezza, gelosia, rancore, rabbia portano un individuo a scagliarsi con violenza contro la “donna amata”? Sicuramente quello a cui si assiste è il fallimento di una relazione che di fatto dimostra una relazione non sana. O meglio all’interno del contesto relazionale "coppia" si vengono a creare situazioni che inevitabilmente portano la coppia stessa ad interagire spesso in modo violento. Tale modello relazionale che dapprima può anche sembrare tollerabile o addirittura in alcuni casi “normale”, viene sempre più interiorizzato da parte di entrambi finché, in casi estremi, non si arriva ad un punto di non ritorno in cui la situazione "sfugge di mano".⠀

Tantissimi sarebbero gli aspetti da dover discutere e prendere in esame all’interno di contesti del genere, e di base il problema principale in queste coppie è la mancanza di dialogo, il non avere le risorse personali di condivisone necessaria a formare una coppia basata sull’amore verso l’altro, piuttosto che sul possesso dell’altro. Quello che negli anni ha accentuato tutto questo, sicuramente potrebbe essere stato l’uso del cellulare e dei social in modo totalmente disfunzionale. Strumenti che ci hanno sempre più spostato da una dimensione di condivisione sociale ad un livello prettamente individuale, annullando completamente la comunicazione. ⠀

"Pensiamo mica di avere sette vite come i gatti? No, ne abbiamo una sola. Non buttiamola via.” (Luciana Littizzetto)

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