
Che cosa intendiamo con “Disforia di genere”? ⠀
Secondo il vecchio DSM-IV, ossia la precedente versione del “Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali”, la “disforia di genere” era catalogata come “Disturbo dell’Identità di Genere”, e ne evidenziava l’identificazione tra i sessi. Dal 18 giugno 2018, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha depatologizzato la “disforia di genere” spostandola dal capitolo dei "disturbi mentali" ad un nuovo capitolo, appositamente creato e riguardante la salute sessuale della persona, con cui ci si riferisce alla sofferenza percepita da individui il cui sesso assegnato alla nascita non coincide col genere percepito.
Bisogna infatti fare molta attenzione quando parliamo di questi temi, iniziando col differenziare quello che è il “sesso biologico”, assegnato alla nascita, dal “sesso di appartenenza”, ossia il sesso con cui la persona identifica se stessa come facente parte di quel genere specifico. ⠀
Teniamo presente che una persona che sta attraversando questo genere di sofferenza merita tutte le accortezze ed il rispetto del caso, quindi evitiamo di mostrare sterile curiosità fine a se stessa. Quanto piuttosto se dovesse capitarci di non sapere come relazionarci e volessimo davvero mettere a proprio agio chi ci sta di fronte, il miglior modo è chiederlo direttamente alla persona con tutta la riservatezza e delicatezza del caso.⠀
Il percorso affrontato infatti dalle persone che sperimentano ciò è un percorso di autorealizzazione e consapevolezza personale che richiede tempo e tantissima pazienza. Tale percorso si compone di diverse tappe, ed il supporto psicologico potremmo dire che è una delle cose più importanti, se non fondamentali, da cui si parte e che accompagna la persona affinché possa affrontare gli eventuali “crolli” o momenti di difficoltà. Ricordiamoci che la “disforia di genere” va seguita sotto tutti i punti di vista: a partire da quello psicologico ed ormonale, a quello giuridico e chirurgico.